La guida per ottenere un prestito con la cessione del quinto in caso di segnalazione al Crif

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Gli anni della crisi economica seguita allo scoppio della bolla dei mutui Subprime, hanno lasciato sul terreno molte vittime, in particolare persone che avevano chiesto un prestito e che una volta entrate nella spirale delle difficoltà finanziarie non sono riuscite a onorare il piano di rientro concordato. Una situazione che può essere conseguenza della perdita del posto di lavoro oppure di un evento che è andato ad intaccare la capacità finanziaria del soggetto interessato, impedendogli così di ottemperare agli obblighi assunti in precedenza chiedendo un prestito.

Per queste persone il danno è praticamente doppio: oltre ad aver dovuto sopportare il peso della crisi perdendo magari il posto di lavoro, e quindi la propria fonte di reddito, sono anche state segnalate al CRIF o ad uno dei tanti data base che nel nostro Paese racchiudono i nomi dei cosiddetti Cattivi Pagatori. Una categoria molto estesa la quale si vede in pratica negare l’accesso al credito, proprio perché ritenuta ormai non affidabile. L’unica possibilità che hanno queste persone per poter interfacciarsi con il sistema è rappresentato dalla cessione del quinto. Andiamo a vedere perché.

Cos’è il CRIF

Il CRIF è una Centrale Rischi, ovvero una banca dati delegata alla raccolta di tutte le informazioni sulla situazione finanziaria di ogni soggetto che avanza la richiesta di un prestito. Sono proprio gli istituti finanziari che si vedono sottoporre tale richiesta a consultarlo, prima di erogare qualunque somma, con il preciso fine di conoscere lo status del loro potenziale cliente.

Quando avviene la segnalazione al CRIF? In pratica essa ha luogo nel caso in cui si ritardi il pagamento di due rate consecutive di un finanziamento. Una volta che ciò accade, l’istituto di credito provvede ad inviare al cliente, 15 giorni prima di procedere alla segnalazione, una comunicazione di avviso sull’avvenuto ritardo.

Nel corso di questo periodo è quindi ancora possibile evitare la procedura di infrazione saldando l’importo dovuto. Ove si verificassero ulteriori ritardi, l’istituto erogante li segnalerà alla centrale rischi mediante degli aggiornamenti mensili: in tal caso quindi il cliente potrebbe essere informato del ritardo una volta che la segnalazione sia già avvenuta.

Quanto dura la segnalazione del CRIF?

Per quanto concerne la durata della segnalazione al CRIF, occorre ricordare come i dati del soggetto segnalato vengano conservati secondo tempistiche diverse nella banca dati, dettate dalla gravità dell’insolvenza:

  1. in caso di ritardo di 2 rate, poi sanate, la segnalazione dura un anno di tempo dalla regolarizzazione, purché nel periodo in oggetto i pagamenti proseguano con puntualità;
  2. ove il ritardo superi le 2 rate (poi sanate), durerà due anni dalla regolarizzazione, purché nei 24 mesi i pagamenti siano sempre puntuali;
  3. in caso di ritardo di due o più rate non sanate, il periodo di segnalazione durerà per tre anni dalla scadenza del contratto di finanziamento o dalla data per la quale l’ente erogante abbia provveduto a rilasciare l’ultimo aggiornamento.

In conseguenza di ciò, nel caso in cui si provveda a saldare le proprie pendenze, i dati rimangono nella banca dati del CRIF non meno di un anno, con una cancellazione che avviene automaticamente solo allo scadere dei tempi stabiliti. Proprio una volta che sia avvenuta la cancellazione l’interessato avrà la facoltà di richiedere un nuovo finanziamento.

Attenzione a chi chiede denaro promettendo di poter accelerare la cancellazione

Va peraltro specificato come ci siano soggetti che promettono di poter far cancellare il nominativo di persone segnalate al CRIF, chiedendo naturalmente soldi per questo servizio. Un servizio che però non esiste, in quanto quello che fanno è la richiesta di cancellazione che può essere portata avanti in maniera autonoma e senza pagare nulla proprio dal soggetto interessato. Un atto peraltro del tutto inutile, in quanto avverrà solo ed esclusivamente al termine dei tempi che abbiamo ricordato e in maniera del tutto automatica, senza la necessità di interventi esterni.

La cessione del quinto, l’unica strada percorribile per i cattivi pagatori

Le conseguenze dell’iscrizione del proprio nome nella banca dati del CRIF sono quindi abbastanza pesanti, in quanto chi incappi in questa disavventura sarà evitato come un appestato dagli istituti di credito cui inoltrerà una richiesta di prestito.
C’è però una parziale eccezione a questo assunto, ovvero quella rappresentato dalla cessione del quinto, ovvero quella forma di prestito che viene concesso a chi abbia la possibilità di impostare il piano di rientro della somma prestata, più gli interessi concordati in sede contrattuale, su uno stipendio o una pensione. Il motivo di questa eccezione è abbastanza scontato: l’istituto di credito può infatti procedere a ritirare la rata concordata con il cliente ogni mese direttamente alla fonte. Un iter che azzera in pratica ogni rischio e che quindi può tranquillamente prescindere dall’iscrizione o meno nel data base del CRIF. Proprio per questo motivo le aziende creditizie non hanno alcuna difficoltà a concederlo, anche perché in tal modo il settore viene a recuperare una notevole fetta di clienti i quali altrimenti verrebbero espulsi dal sistema.

Attenzione alle criticità della cessione del quinto

Naturalmente per chi sia gravato dalla nomea di cattivo pagatore qualsiasi soluzione che gli permetta di accedere al sistema creditizio in caso di bisogno può essere vista con comprensibile favore. Occorre però sottolineare come la cessione del quinto possa comportare notevoli criticità rispetto ad altre forme di prestito.
La prima di queste criticità è proprio legata ai costi del prestito, che possono raggiungere livelli abbastanza elevati. In particolare a gravarlo notevolmente sono i cosiddetti costi accessori, ovvero le provvigioni e le spese di istruttoria che occorre versare alla finanziaria. Cui vanno ad aggiungersi quelli derivanti dalla necessità di sottoscrivere una assicurazione obbligatoria che tuteli l’ente erogante in caso di perdita del posto di lavoro. Il complesso di queste voci di spesa, a volte può assumere dimensioni abnormi, senza che però il richiedente se ne accorga, in quanto magari sarà stato tratto in inganno dal Tasso Annuo Nominale (TAN), ovvero gli interessi apparenti. Quelli reali da pagare, però possono essere molto più elevati e devono essere desunti dal TAEG, che deve essere assolutamente consultato prima di apporre la propria firma sul contratto. Va però considerato come le aziende del comparto cerchino di non dare il giusto rilievo a questo dato.

Il modo migliore per ovviare a questa lacuna e conoscere il TAEG consiste nel richiedere il modulo europeo IEBCC (noto anche come SECCI), ove il parametro in questione viene riportato in bella evidenza, aiutando notevolmente l’utente a sapere quale sarà il peso che andrà ad assumersi.

Una volta che sia stato conosciuto il TAEG sarà peraltro possibile provare a confrontare le varie proposte del mercato, magari facendo ricorso ad un comparatore, in modo da poter scegliere quella più adatta alle proprie esigenze. Proprio i portali che offrono questo servizio sono in grado di segnalare quali siano le proposte più favorevoli ai consumatori, anche se in definitiva proprio la notevole concorrenza in atto nel settore nel corso degli ultimi anni è riuscita ad attutire in maniera notevole le differenze esistenti tra una azienda e l’altra.

Chi può richiedere la cessione del quinto?

Naturalmente per poter richiedere la cessione del quinto occorre mettere a disposizione l’unica vera garanzia richiesta dalle imprese del settore che la concedono, ovvero uno stipendio o un trattamento pensionistico, sui quali dovrà essere calcolata appunto la somma da concedere e il piano di rientro. In particolare, a poter richiedere questa forma di finanziamento sono:

  • dipendenti statali
  • i pensionati INPS e INPDAP (in questo caso le rate saranno trattenute dalla pensione)
  • i dipendenti privati a tempo indeterminato
  • i dipendenti privati a tempo determinato, i quali sono sottoposti ad una sola limitazione, quella derivante dal fatto che il piano di rientro non potrà mai andare a superare il termine del contratto lavorativo, in modo da non esporre l’ente richiedente a rischi indesiderati.

Se per ottenere la cessione del quinto non è necessaria alcuna garanzia è invece obbligatoria per tutti la stipula di una polizza rischio vita, cui, nel caso dei lavoratori deve essere aggiunta anche una copertura assicurativa “rischio impiego”, tesa a garantire il pagamento delle rate anche in caso di perdita del posto di lavoro. Obblighi che, come abbiamo ricordato, possono far schizzare verso l’alto il complesso della cifra da ripagare alla finanziaria. Proprio per questo occorre valutare con molta accuratezza la convenienza di una soluzione come la cessione del quinto e muoversi con estrema accortezza, cercando magari la soluzione online, ove le aziende operanti possono offrire prestiti resi più convenienti dalla mancata necessità di scaricare sul finanziamento i costi legati al personale, che nel caso di un iter elettronico non sussistono.