Cessione del quinto e malattia: quali sono i casi e cosa succede?

4856

Indice dei contenuti

La cessione del quinto è un finanziamento assai vantaggioso per i lavoratori dipendenti. Prevede la prestazione di poche garanzie, è facile e veloce da ottenere. La situazione lavorativa deve essere ovviamente stabile. Sarà poi il datore di lavoro a pagare mensilmente le rate di rimborso all’ente creditore, detraendole dalla busta paga. Il datore non può mai rifiutarsi di effettuare il pagamento. Ma cosa accade in caso di malattia? Questa guida vi illustra i casi specifici, indicandovi anche la differenza tra malattia e infortunio.

La cessione in caso di malattia

Quando in busta paga risultino un numero consistente di giorni di malattia, la cessione del quinto potrebbe essere rifiutata. Questo accade perchè se la malattia supera il limite massimo previsto in un  anno (6 mesi), lo stipendio diminuisce e si può addirittura arrivare al licenziamento. In questi casi limite, la rata non potrebbe più essere addebitata allo stipendio mensile e dunque il lavoratore diverrebbe insolvente. Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) prevede l’esistenza di un periodo di comporto, cioè quel lasso di tempo in cui il lavoro viene conservato anche in caso di malattia.

Quando il lavoratore superi il limite massimo di 6 mesi di malattia, il datore può licenziarlo. La malattia diventa dunque una discriminante importante in caso di richiesta di cessione del quinto. Il datore può licenziare anche senza giustificare la propria decisione.

Come ottenere la cessione del quinto anche in caso di malattia

Esistono dei casi in cui sia possible chiedere il prestito anche se in busta paga siano conteggiati diversi giorni di malattia. Vediamo quali sono

  • In caso di malattia breve, i problemi non sussistono e il prestito è salvo. Qualora infatti l’assenza consista solo in una settimana per motivi di salute, si può tranquillamente accedere alla cessione. La banca dunque può deliberare il prestito senza che siano necessarie ulteriori spiegazioni.
  • Se la malattia è prolungata (10/20 giorni), allora le cose ci complicano. La banca deve effettuare delle verifiche. Viene solitamente richiesta una Dichiarazione di Rientro in Servizio, redatta dal datore di lavoro, su carta intestata dell’azienda. Il datore, in pratica, deve dichiarare il rientro del proprio lavoratore sul posto di lavoro. L’istituto di credito effettua controlli più approfonditi se la malattia persiste.

Accade, in casi specifichi, che la compagnia di assicurazione che tutela il lavoratore, possa richiedere una RVM (rapporto di visita medica) che deve essere compilato dal medico curante del lavoratore. Il datore deve accertare che la malattia del proprio assistito non si prolungherà oltre il periodo di comporto. Questo certificato scongiura dunque il pericolo di un futuro licenziamento da parte del datore di lavoro.

La cessione del quinto e l’infortunio

In caso di infortunio, non valgono le stesse regole della malattia. Infatti se ci si fa male sul posto di lavoro, non esistono limiti temporali per il periodo di comporto e la cessione non può essere negata. Il lavoratore, dunque, si rivolge alla banca e presenta una dichiarazione di rientro in servizio. L’istituto non può far altro che accogliere la richiesta. Il datore dovrà dunque effettuare il pagamento, detraendo la rata di rimborso dalla busta paga. Quando l’infortunio non venga certificato, la cessione potrebbe essere negata.

I casi di negazione della cessione del quinto

Ci sono casi in cui la cessione del quinto, può essere negata al lavoratore dipendente. Vediamo insieme quali.

  • In caso di maternità il prestito viene negato anche se a volte accade che anche durante il periodo di godimento di tale agevolazione, lo si possa concedere.
  • In caso di poco TFR, quando sia stato ritirato o poco maturato. Le banche in questo caso negano la pratica.
  • La cessione viene negata anche al lavoratore che lavori presso un’azienda priva di requisiti minimi.  Questo accade quando l’azienda abbia, per esempio, i bilanci negativi, passività nel patrimonio, problematiche relative ai soci, numero di dipendenti non sufficiente. In caso di bilancio negativo, il lavoratore attende il deposito del bilancio successivo dell’azienda, auspicando il miglioramento della situazione generale.

Le assicurazioni che garantiscono il debito

Il debitore può associare una copertura assicurativa al proprio prestito. La polizza (che è a pagamento) garantisce la banca in caso di insolvenza del lavoratore e anche quest’ultimo, quando non sia più in grado di pagare. L’assicurazione interviene in caso di malattia prolungata, infortunio, decesso e anche perdita dell’impiego.

Alcune di queste assicurazioni possono prevedere altre tipologie di copertura: ad esempio, permettono al lavoratore di saltare qualche rata in caso di difficoltà economiche. Ovviamente la polizza incide sul costo totale del prestito, perchè essa stessa, come già detto, ha un costo. Chi la stipula deve dunque valutare la sua effettiva convenienza. Chi vi fa ricorso, può pagarla in un’unica soluzione, all’inizio del finanziamento, oppure versare una quota mensile da sommare alla rata della cessione del quinto.

L’assicurazione interviene, dunque, in casi limite, a rimborsare la banca in caso di insolvenza totale o momentanea del debitore. In alcuni casi specifici essa può anche estinguere totalmente il debito. Chi richiede una cessione del quinto dovrebbe sempre essere informato sull’esistenza di tali assicurazioni per poterne fare richiesta immediata. Il consiglio dell’Associazione Europea Consumatori Indipendenti verifica l’esistenza delle stesse e provvede subito a farne richiesta quando si verifichino malattie oppure infortuni sul posto di lavoro.

Articolo precedenteConsolidamento debiti senza cessione del quinto
Articolo successivoCessione del quinto ex inpdap
Avatar
Mi chiamo Alessia e sono una web writer e una scrittrice. Ho all'attivo diverse pubblicazioni di prosa, poesia e un monologo teatrale e oggi collaboro con tanti siti e magazine on line. Mi sono occupata di editing letterario e da qualche mese sono una scrittrice fissa del settimanale "Confidenze" del Gruppo Mondadori. Amo scrivere e mi piace farlo trattando gli argomenti più disparati. Le altre mie passioni sono i libri e i viaggi.