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La cessione del quinto è un prestito richiesto con molta frequenza dagli italiani. La sua diffusione è dovuta alla grande comodità di questo credito. Questa terminologia fa riferimento ad un prestito erogato solitamente a favore di lavoratori dipendenti o di pensionati. La cessione del quinto prevede una rata di rimborso fissata nella misura di un quinto dello stipendio o dell’assegno pensionistico. Questa tipologia di prestito viene regolata dal DPR 180 del 1950 che sancisce la possibilità che il datore di lavoro trattenga al lavoratore un quinto dello stipendio, direttamente già nella busta paga. Si tratta quindi di un prestito molto facile da gestire.
Tuttavia può presentare alcune particolari problematiche nel caso in cui il richiedente decida di cambiare lavoro. In questo caso è molto importante informarsi sulle conseguenze a cui si va incontro e su quale sia il modo migliore per affrontarle, prendendosi tutte le tutele possibili e previste dalla normativa di riferimento.
Cosa succede in caso di dimissioni del lavoratore
Nel caso in cui un lavoratore dipendente, che avesse in corso la restituzione di un prestito con cessione del quinto, decidesse di dare le dimissioni dall’attuale datore di lavoro cosa accadrebbe? Questa è una prassi molto più frequente di quanto si possa immaginare, in quanto spesso un lavoratore può trovare delle migliori condizioni in un nuovo datore di lavoro e decidere di cambiare impiego.
Nel caso in cui il lavoratore con un prestito in corso presenti al proprio datore di lavoro le dimissioni, l’istituto erogante avrà il diritto di incassare la liquidazione accantonata dal dipendente. Ciò significa che il credito residuo in questo modo sarebbe estinto direttamente con la liquidazione del lavoratore.
- Ipotizzando che questo importo non fosse sufficiente a estinguere l’intero debito, quest’ultimo verrà automaticamente ridotto della cifra pari all’ammontare della liquidazione. La cifra restante sarà invece trasferita sulla nuova busta paga disposta dal nuovo datore di lavoro. Non è possibile, in ogni caso, non intaccare la liquidazione e incassarla totalmente nel caso di un prestito con cessione del quinto in corso.
- Nel caso in cui l’importo della liquidazione fosse uguale o maggiore a quello del prestito da estinguere, la parte eccedente verrebbe corrisposta regolarmente al lavoratore.
Ipotizziamo questa situazione a titolo di esempio: un lavoratore ha un prestito con cessione del quinto con un debito residuo di seimila euro e un TFR accantonato di quattromila euro. I quattromila euro verrebbero incassati dall’istituto di credito e i restanti duemila euro di debito trasferiti sulla nuova busta paga.
Nel caso contrario in cui un lavoratore avesse un debito residuo di seimila euro e un TFR accantonato di diecimila euro, il prestito verrebbe estinto e la parte eccedente di quattromila euro verrebbe corrisposta al lavoratore.
Il nodo dell’assicurazione
L’assicurazione rappresenta un nodo cruciale, alla stregua di quando si decide di estinguere un mutuo. Va infatti ricordato che ogni prestito con cessione del quinto ha l’obbligatorietà di disporre di una assicurazione. E’ importante sapere che i dipendenti del settore privato dispongono di una garanzia che copre solo il debito al netto del TFR accantonato.
Questo significa che se una persona decide di lasciare il lavoro, la finanziaria chiederà all’azienda per cui lavorava di versargli la liquidazione maturata. In questo modo il debitore resterà tale per la parte del prestito rimanente. Nel caso in cui però fosse impossibile addebitare da subito l’importo eccedente del prestito sulla nuova busta paga, ad esempio in caso di disoccupazione o di ritardo nell’inizio del nuovo lavoro, l’istituto di credito chiederà il rimborso all’assicurazione.
Nel caso in cui questo avvenisse o si presentasse un lungo periodo di disoccupazione, l’assicurazione salderà il debito residuo all’Istituto finanziario. Manterrà però il diritto di rivalsa sul debitore.
Quindi riassumendo la Banca o l’istituto di credito chiederanno il rimborso all’assicurazione solo se vi fosse l’impossibilità di addebitare la rata su una nuova busta paga. Questo però non estinguerebbe il debito ma andrebbe soltanto a trasferirlo all’assicurazione.
Questa salderebbe completamente il debito residuo nei confronti dell’istituto di credito ma manterrebbe quindi il diritto di rivalsa verso il dipendente da parte dell’assicurazione. In alcuni casi questo potrebbe comportare un aumento delle spese accessorie, in base a quanto previsto dal contratto della stipula assicurativa.
Alcune altre possibili casistiche
Nel caso in cui un lavoratore con prestito con cessione del quinto pensasse di mantenere l’intero prestito e incassare la liquidazione non sarebbe possibile. Infatti il TFR rappresenta una garanzia importante del prestito e gli Istituti finanziari non sono mai disposti a fare eccezioni su questo punto.
Nel caso in cui il TFR estinguesse completamente il prestito, al lavoratore dovrebbero essere corrisposti gli interessi previsti sulle rate non ancora pagate e il rimborso degli eventuali oneri accessori.
Se la nuova busta paga fosse inferiore alla precedente di almeno il 30% dell’importo, al netto di premi e straordinari, potrà essere richiesta una riduzione dell’importo della rata. In nessun caso il nuovo datore di lavoro non potrà rifiutarsi di ratificare il debito in corso del lavoratore. Questo infatti non comporta per l’azienda particolari oneri o responsabilità. Infatti è generalmente accettato senza particolari problemi.
Cosa succede in caso di cambio di lavoro per passaggio diretto?
Il cambio di lavoro in alcune rare circostanze può avvenire anche per passaggio diretto. Ovvero quando il dipendente lavora per una ditta che dispone di contratti d’appalto, la società può decidere di trasferire un lavoratore da un’azienda ad un’altra satellite. Questa possibilità non dipende dalla volontà del lavoratore. Cambiando però la società appaltatrice ma mantenendo lo stesso lavoro si hanno solamente gli obblighi di comunicazione alla finanziaria dell’avvenuto cambio. In questo modo la società finanziaria potrà comunicare al nuovo datore di lavoro che c’è in corso una cessione del quinto. In questo modo non verrà intaccato il TFR del lavoratore.
Tirando le somme
In conclusione quindi cambiare lavoro non rappresenta un ostacolo per la restituzione del prestito con cessione del quinto. Presenta però delle piccole insidie a cui è importantissimo prestare attenzione. Prima di decidere sarebbe anche bene conoscere esattamente le ripercussioni che il cambio di lavoro avrebbe sulla propria liquidazione. Essendo così a conoscenza del fatto che questa non sarà disponibile interamente.